"Questo genere di film "d'attori" ha un gran merito: quello di farci riflettere - in mancanza d'altro - sulla nostra pigrizia di spettatori ticinesi. Che ci ha condotti, con una progressione che inizia addirittura nell'ultimo dopoguerra, a rifiutare quei film in versione originale che invece sono apprezzati, a puntuali nel resto della Svizzera.Risultato: pellicole che non giungeranno mai sui nostri schermi, perché importare una copia italiana esclusivamente per quei quattro gatti che siamo è troppo spesso operazione priva d'interesse commerciale. E miagolii e belati, con inflessioni da promozione per formaggini, incollati sulle labbra dei malcapitati attori.
Togliere la dizione dell'attore (peggio, modificarne, certo involontariamente la qualità) in un film come POMODORI VERDI FRITTI significa ridurlo ad un'approssimazione che supera probabilmente quella dell'originale. Poiché Jessica Tandy (l'anziana oscarizzata di DRIVING MISS DAISY), Kathy Bates (la terribile infermiera dell'ottimo MISERY) e le altre due giovani interpreti rappresentano (quasi) tutto il meglio del film.
C'era infatti, all'origine di questa doppia storia d'amicizia (una contemporanea, fra un'anziana ricoverata in un istituto ed una dinamica ma insoddisfatta casalinga; ed una ai tempi dell'Alabama dello schiavismo, alla quale i racconti della vecchietta si riferiscono) un best-seller quasi premio Pulitzer di Fannie Flagg: ma dal quale ci si prende la libertà di gommare un dettaglio non proprio indifferente, come quello dell'omosessualità che concorre ad unire le due giovani protagoniste... C'era la volontà (da parte del regista televisivo esordiente Jon Avnet) di ridarci l'atmosfera dei tempi, pomodori fritti eccetera: ma si traduce in un volenteroso calligrafismo, con i negroni che ballonzolano schivando come possono le sozzate dei razzisti d'epoca."